Cronaca

Alluvione nel ravennate, cosa l'ha scatenata? Il meteorologo: "In 48 ore le piogge di un'intera primavera"

"In due giorni sulle pianure tra Bologna e Faenza è caduta circa il doppio della pioggia che dovrebbe cadere nell'intero mese di maggio (quasi 60 millimetri), ma sull'Appennino si arriva al triplo"

Il Lamone a Boncellino (foto Massimo Argnani)

Nei giorni scorsi una perturbazione a lenta evoluzione ha interessato l'Italia, colpendo in maniera pesantissima in particolar modo il ravennate, oltre al bolognese. Il sistema depressionario ha inoltre subito un ulteriore rallentamento, complice l'approfondimento di un vero e proprio ciclone sullo Ionio, sollecitato dall'affondo sul Mediterraneo della saccatura che ospitava la perturbazione, spiega il meteorologo Edoardo Ferrara di 3Bmeteo.com.

"In questo contesto - spiega l'esperto - vi sono state zone dove il maltempo ha insistito con perseveranza scaricando ingenti accumuli di pioggia. Tra le aree più colpite anche l'Emilia Romagna: la regione si è trovata in una posizione particolare, decisamente scomoda, ovvero zona di confluenza tra gli umidi e miti venti di Scirocco in risalita dalle Marche (e in generale dal medio-basso Adriatico) e le correnti più fresche di bora e grecale in discesa dall'alto Adriatico. Questo scontro tra masse d'aria di natura diversa ha ulteriormente potenziato gli effetti della perturbazione, generando abbondanti precipitazioni in particolare tra Emilia orientale e Romagna. A questa dinamica si aggiungono due fattori: la persistenza delle piogge indotta appunto dalla lentezza dell'evoluzione della perturbazione (oltre 36 ore di pioggia), ma anche il contributo orografico. A ridosso dell'Appennino si è infatti concretizzato il cosiddetto "effetto stau", ovvero un ulteriore intensificazione delle precipitazioni su quest'area indotta dall'impatto dalle correnti nord-orientali prevalenti in quota sul contrafforte appenninico: questa dinamica infatti favorisce ulteriormente l'ascesa verso l'alto delle masse d'aria umida, che raffreddandosi condensano in nubi e piogge".

"In 48 ore le piogge di 2-3 mesi"

Colpite in modo particolare, dicevamo, le province di Ravenna e Bologna, dove tra il 2 e il 3 maggio sul comparto appenninico si sono registrati picchi pluviometrici superiori anche ai 150 millimetri, con punte prossime ai 200 millimetri. "In pianura accumuli decrescenti ma comunque notevoli, in genere diffusamente superiori ai 50-60 millimetri - dice il meteorologo - A Faenza caduti oltre 100 millimetri di pioggia, oltre 150-160 millimetri sulle aree pedecollinari. In pratica in due giorni sulle pianure tra Bologna e Faenza è caduta circa il doppio della pioggia che dovrebbe cadere nell'intero mese di maggio (quasi 60 millimetri), ma sull'Appennino si arriva al triplo (sostanzialmente in 48 ore le piogge di una intera primavera)".

È stato un evento eccezionale?

Almeno negli ultimi '50 anni non sono stati registrati picchi simili in così poco tempo a maggio, sebbene eventi di forte intensità non siano mancati in passato. In generale l'Emilia Romagna ha già affrontato situazioni alluvionali pesanti, con punte di oltre 250 millimetri in tre giorni come nel caso del difficile novembre 1966, ma anche la drammatica alluvione sul Piacentino del più recente settembre 2015. "Tuttavia, anche secondo l'ente Arpa dell'Emilia Romagna, piogge di questa portata non sono mai state registrate a maggio almeno negli ultimi 70-80 anni e hanno tempi di ritorno anche di oltre 100-200 anni: si è trattato dunque di un evento pluviometrico assolutamente eccezionale, peraltro con picchi diffusamente distribuiti tra Bolognese e Ravennate quindi non solo localizzati (come ad esempio nel caso dell'alluvione nelle Marche dello scorso settembre) - prosegue l'esperto - Inevitabili dunque i dissesti idrogeologici, nonché il riversamento in pianura di ingenti quantitativi d'acqua che hanno portato repentinamente alla piena i vari fiumi e torrenti, numerosi in questa regione (in particolare il Lamone, responsabile dell'alluvione sul Faentino, e il Sillaro). L'eventuale incuria e una mancata manutenzione efficace degli argini può aver aggravato una situazione comunque già di per sé critica".

C'entra il riscaldamento climatico?

Non si può ancora fornire una risposta definita in merito: "Quanto i cambiamenti climatici abbiano inciso su questo evento sarà sicuramente oggetto di studio e analisi - sottolinea Ferrara - Tuttavia è plausibile una sua influenza: in epoca di riscaldamento globale perturbazioni, cicloni e gli stessi temporali hanno a disposizione maggiore quantità di energia, che può quindi esacerbare eventi piovosi estremi. In passato si sono già verificati, ma stanno aumentando in frequenza e probabilità, magari intervallati anche da lunghe parentesi siccitose".

Situazione ancora critica, pur in miglioramento

Le acque stanno progressivamente defluendo e la situazione migliora gradualmente, ma rimane critica. "Sulle zone appenniniche ad esempio ora si teme per ulteriori numerose frane, data l'instabilità dei terreni intrisi d'acqua - conclude il meteorologo - Per l'Emilia Romagna è così dichiarato lo stato di emergenza. Il tempo ora concede una tregua con sole prevalente e clima anche caldo fino a domenica, quando potrà manifestarsi qualche locale rovescio o temporale essenzialmente in Appennino. Nella prossima settimana torneranno probabilmente piogge e acquazzoni più frequenti, accompagnati da una ridimensionata delle temperature".

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