Cronaca

Bracconaggio ittico: "Un giro d'affari da 20mila euro a settimana"

La denuncia delle associazioni: "Completo disinteresse da parte delle istituzioni. La provincia di Ravenna è particolarmente colpita".

Un giro d’affari da 20mila euro a settimana. A tanto ammonterebbe il bottino di ogni banda organizzata di bracconieri attivi nelle acque interne della provincia di Ravenna. Il grado d’allarme arriva dall'associazione di pescatori sportivi Eurocarp Club, che accusa le istituzioni di disinteresse verso il problema.

In una lettera aperta, l’associazione spiega che “ogni banda organizzata fattura oltre 20.000 euro la settimana, prelevando dai nostri corsi d'acqua diverse tonnellate di fauna ittica a ogni operazione, danneggiando la biodiversità e distruggendo il settore economico e sportivo della pesca, è stato fino ad ora solo lievemente contrastato dalla Provincia di Ravenna, una delle province rivierasche più colpite da questo fenomeno, insieme a Ferrara e Rovigo. È quella, però, che ha registrato il minor numero di operazioni di contrasto”.

Da oltre un anno, i pescatori sportivi riuniti nelle associazioni maggiormente rappresentative hanno dapprima evidenziato il problema, poi hanno chiesto e ottenuto un corso di formazione per Guardie Volontarie Ittiche. “Con non poche difficoltà”, commentano le associazioni.

Ma anche una volta avviato, il percorso per i corsisti è stato tutto in salita: “Purtroppo chi dovrebbe essere competente in materia non ha compreso le potenzialità e l'utilità che un nutrito corpo di volontari può rappresentare per una provincia minacciata, com'è quella ravennate. Dapprima gli aderenti al corso sono stati dimezzati di numero (da oltre 35 iscritti si è passati a 19) a causa di un requisito riguardante la ‘residenza in provincia di Ravenna’. Ma la più grande delusione dei volontari è arrivata il giorno dell'esame quando, contrariamente a quanto riferito durante lo svolgimento del corso, agli esaminati non è stato permesso di consultare i testi normativi di riferimento. Contrariamente a quanto è sempre avvenuto in tutti gli altri corsi di formazione per guardie volontarie in Regione Emilia Romagna. Questa discriminazione, che ha pregiudicato l'esito della prova finale con solamente nove promossi, dimostra il disinteresse dei responsabili del corso verso la materia ambientale e della tutela delle acque”.