Cronaca

“Dolce color d’oriental zaffiro”: presentata l'edizione 2020 del Ravenna Festival

Presentato il programma di Ravenna Festival 2020: tra gli artisti brillano i nomi dei maestri Gergiev e Fischer, poi Vinicio Capossela, Stefano Bollani, Neri Marcorè e Maria Grazia Cucinotta

In un Palazzo dei Congressi gremito di pubblico si è svolta sabato mattina la presentazione del programma di Ravenna Festival 2020. “Dolce color d’oriental zaffiro” (Purgatorio I, v.13) è il titolo della XXXI edizione che si svolgerà dal 3 giugno al 17 luglio; dal 6 al 15 novembre il Festival ritorna con la Trilogia d’Autunno: Sergei Polunin, Don Giovanni, Faust.

Sono intervenuti: Michele de Pascale, Cristina Mazzavillani Muti, Antonio De Rosa, Angelo Nicastro, Franco Masotti e Paolo Rumiz. In quest’occasione, Cristina Muti ha accettato la presidenza onoraria della manifestazione, offertale dal Sindaco de Pascale.


Che l’Oriente di Dante avesse molti tratti della Ravenna Bizantina non è solo una potente suggestione; lo sostengono illustri studiosi che ne rilevano tracce in numerosi versi danteschi. Quell’Oriente con cui l’Occidente medievale intesseva rapporti intensissimi, fatti di scambi commerciali, circolazione di idee, trattati, testi scientifici e traduzioni dall’arabo al latino dei classici greci, racconti di viandanti, monaci e pellegrini; quell’Oriente che guerre di conquista e crociate contribuivano paradossalmente a rendere più vicino, trasformando il terreno di scontro in occasione di conoscenza, confronto e ibridazione; quell’Oriente aveva nell’espressione artistica, nelle basiliche e nei mosaici, una via di conoscenza preferenziale. È verosimile, ed è comunque bello pensare, che il cielo dal colore azzurro zaffiro che Dante immagina fosse quello intenso e a lui dolce della volta stellata di Galla Placidia, che l’aria pura e fresca che ridava diletto agli occhi e al petto fosse quella che respirava sui nostri lidi con lo sguardo a oriente (uno sguardo similmente orientato, oltre sei secoli dopo, è evocato da Eugenio Montale, allorché, riferendosi a Ravenna, scriveva in Dora Markus: “E qui dove un’antica vita/si screzia in una dolce/ansietà d’Oriente”).

A questo tema-immagine così luminoso, scelto all’approssimarsi delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante, si accosta una visione assai più fosca e inquietante. È un Oriente non più di favola - quello di un popolo massacrato e costretto alla diaspora - che sarà ricordato nel concerto diretto da Riccardo Muti: Le vie dell’Amicizia - che già nel 2004 aveva raggiunto il Teatro Romano di Bosra, tra Damasco e Aleppo - sarà quest’anno “Per la Siria” e dedicato a Hevrin Khalaf. La trentacinquenne segretaria generale del Partito del Futuro siriano, attivista per i diritti delle donne e in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo e per un dialogo pacifico fra curdi, cristiani e arabi, è stata barbaramente uccisa lo scorso ottobre in un agguato sulla strada tra Ras al-Ayn e Qamishli, nel nord-est della Siria.

In quest’epoca di quotidiano rendiconto dei danni provocati dall’incuria umana al più prezioso dei patrimoni e dei beni comuni - l’ambiente - siamo inoltre dolorosamente consapevoli che il travolgente incanto espresso e assaporato da Dante nella sua purezza, quel paradiso terrestre, può essere irrimediabilmente e definitivamente perduto. Cupidigia e malvagità che rendono irrespirabile “l’aura morta” dell’inferno dantesco possono avvelenare per sempre l’aria, i mari e i fiumi della nostra Madre Terra? Possono incenerire le maestose e altrettanto sacre cattedrali naturali che sono le foreste pluviali?

Quella del Festival è quindi anche una riflessione sulla triplice natura dell’uomo - divina, umana e diabolica - che, sempre in riferimento allo sterminato universo dantesco, sarà il nucleo tematico della Trilogia d’Autunno. Questa si aprirà con una serata affidata a un étoile fuori dagli schemi quale Sergei Polunin, per poi proseguire con il Don Giovanni di Mozart e il Faust di Gounod.

Se la XXXI edizione si inaugura con un capolavoro del Novecento quale Koyaanisqatsi di Philip Glass, la conclusione del calendario estivo è affidata da una parte alla Fura dels Baus, con la spettacolare produzione di Carmina Burana in esclusiva italiana, e dall’altra al gala di danza in omaggio ad Alicia Alonso. Nel firmamento della danza brillano la prima assoluta del nuovo balletto di Johan Inger, il Balletto delle Fiandre e la Hofesh Shechter Company, mentre saliranno sul podio - oltre a Muti - anche Ivan Fischer e Valery Gergiev. Eclettismo è la parola d’ordine per gli appuntamenti con Vinicio Capossela, Stefano Bollani e Neri Marcorè - nonché per i 100 Cellos capitanati da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi. Se Sant’Apollinare Nuovo ospita i Theatre of Voices di Paul Hillier, a San Vitale si rinnova la rassegna quotidiana dei Vespri delle 19; scorre parallelo il calendario di Giovani artisti per Dante, tutti i giorni alle 11 della mattina nei Chiostri Francescani accanto alla Tomba del Poeta.

I grandi artisti del Festival 2020

Tanti i nomi dei grandi artisti che anche quest'anno popolano il cartellone di Ravenna Festival. Per la parte sinfonica vale la pena di sottolineare i maestri Valery Gergiev (in concerto il 26 e 27 giugno rispettivamente con l'Orchestra del Teatro Mariinsky e con la Cherubini) e Ivan Fischer (che martedì 16 giugno guiderà la Budapest Festival Orchestra), oltre naturalmente all'immncabile Riccardo Muti (il 3 luglio sul podio per il concerto de Le vie dell’Amicizia).

Brillano poi i nomi di Vinicio Capossela (19 giugno al Pavaglione di Lugo), Stefano Bollani (18 giugno al Pavaglione di Lugo) e Neri Marcorè (5 luglio a Palazzo San Giacomo, Russi), ma anche quello di Maria Grazia Cucinotta che sarà la voce narrante del concerto "Una vita da film: Luis Bacalov" (in programma il 28 giugno al Teatro Diego Fabbri di Forlì).


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