Cronaca

Il lato nascosto delle sale slot, quando in gioco c'è la vita: "Ho perso mezzo milione e la mia famiglia"

Quando giocare non è più un hobby, ma diventa un bisogno compulsivo e niente e nessuno ti può fermare. Ma chi frequenta le sale gioco? Siamo andati a visitare una sala slot di Ravenna per farci un'idea più chiara

Quando giocare non è più un hobby, ma diventa un bisogno compulsivo e niente e nessuno ti può fermare. Si mente agli amici, alla propria famiglia, e quando i soldi finiscono si arriva alla disperazione: ci si indebita o si rischia addirittura di arrivare a rubare. Tutto pur di "rimanere nel gioco".

Nel ravennate i numeri relativi al gioco d'azzardo sono veramente allarmanti: secondo gli ultimi dati Istat disponibili, nel 2016 i ravennati hanno speso complessivamente ben 700 milioni di euro. Secondo l’Istat la popolazione residente in Provincia nel 2016 è di 391.414 persone: questo significa che ogni cittadino ravennate (neonati compresi) ha giocato in media 1.783 euro nell’ultimo anno. Nei primi mesi del 2017, invece, quasi 20 milioni di euro sono stati spesi tra "macchinette", lotterie, Lotto, Superenalotto e scommesse sportive a Ravenna. Un fenomeno che viaggia tra una sala slot e l'altra: negli ultimi anni, infatti, i cartelli luminosi con scritto "slot machine" che invitano i passanti a fermarsi a giocare si sono moltiplicati sia nei centri storici che nelle periferie. Locali dalle vetrate oscurate in cui è impossibile vedere dall'esterno, per celare l'attività del gioco e, forse, il proprio imbarazzo inconfessabile, ma anche per impedire ai giocatori di accorgersi delle ore che scorrono una banconota dopo l'altra.

Negli ultimi anni il gioco d'azzardo ha preso piede in modo sempre più imponente in tutta Italia, e Ravenna non ha fatto eccezione. Se per la grande maggioranza della popolazione le sale slot sono locali che si guardano incuriositi, per alcune persone sono invece luoghi "di perdizione" in cui si passano più ore che a casa propria o al lavoro. Quando si mette piede lì dentro, magari cercando di entrare senza dare troppo nell'occhio, si cambia vita: si stacca ogni collegamento con il mondo esterno e si entra in una realtà fatta di sogni di gloria e di speranze quasi mai soddisfatte. Va detto che diverse persone ci vanno per solo divertimento e giocano responsabilmente, ma in molti casi il confine è labile, troppo labile, e il gioco può finire con il dare dipendenza. Una dipendenza dalla quale è difficilissimo uscire, soprattutto senza l'aiuto di un esperto.

Ma chi frequenta le sale gioco? E quanto tempo e soldi spende all'interno di esse? Come RavennaToday siamo andati a visitare una sala slot di Ravenna per farci un'idea più chiara.

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Dentro al gioco

Quando arrivo fuori dal locale, a metà mattina, la sala non è ancora aperta. Cerco un cartello con gli orari, ma sulla porta non c'è nulla. Dopo qualche secondo mi si avvicina una signora che avevo notato poco prima dall'altra parte della strada. Indossa vestiti piuttosto logori, un cappello di lana e dei guanti con le dita tagliate. Si volta verso di me con uno sguardo dolcissimo: “Oggi non aprono più”, mi dice scherzosamente, spiegandomi che solitamente la sala apre dalle 10 fino a mezzanotte. Poi bussa alla porta: le apre un uomo che la saluta chiamandola per nome. “Sei in ritardo!”, lo rimprovera lei affettuosamente. Poi si dirige diretta verso la sala slot vera e propria: tento di accodarmi a lei ma l'uomo, notando una faccia nuova, mi chiede un documento per controllare che io sia effettivamente maggiorenne - come riporta un cartello che osserverò poco più tardi nella sala, il gioco è vietato ai minorenni. Mentre l'uomo controlla il mio documento, dietro di me iniziano a entrare diverse persone (tutte evidentemente maggiorenni e, probabilmente, clienti ben noti al titolare); quando arrivo nella sala mi accorgo che, in una manciata di minuti, già metà delle macchinette – una decina in tutto - sono state occupate.

L'ambiente è ben riscaldato e trasmette una certa tranquillità. Cerco di guardarmi intorno con discrezione, tentando di non fare intuire la mia estraneità a questo luogo. Ma subito capisco una cosa: nessuno dei presenti è minimamente interessato a me, probabilmente neanche si sono accorti del mio ingresso. Ciò che emerge all'interno di questo ambiente silenzioso è un solo obiettivo molto chiaro: vincere, vincere e vincere. Poco importa se per farlo si sia costretti a passare ore davanti a uno schermo, a mentire alla propria moglie o a darsi malati a lavoro. Nella sala buia sono presenti cinque persone, tutte incollate allo schermo delle slot - che possiedono giochi di colori a intermittenza in grado di catturare l'attenzione - con gli occhi sbarrati. Uno di loro, nonostante l'ora, dopo pochi minuti va al bar e torna con un bicchiere di liquore che durante la mia visita riempirà e svuoterà più volte. Un altro chiede una birra. Nessuna sigaretta: del resto di fianco alle macchinette campeggia a caratteri cubitali il cartello “vietato fumare”. Gli uomini sono tutti stranieri e di un'età che andrà tra i 30 e i 50 anni, tranne un anziano italiano con il quale più tardi riuscirò anche a interagire.  Una sola donna, quella che mi ha fatta entrare, parla tra sè e sè ad alta voce, quasi cercando una conferma dagli altri. “Facciamo un'altra partitina... e perdiamo”. Si accorge che la sto osservando: “Tanto qui non si vince mai”, ammette col sorriso; non un sorriso che trasmette felicità, però, ma che nasconde rassegnazione.

Una cosa curiosa che si nota in fretta è la "fedeltà" del giocatore verso la propria macchinetta: nessuno dei presenti, infatti, durante la mia permanenza ha voluto cambiare slot, forse facendo affidamento alla falsa legge della probabilità che, dopo numerose perdite allo stesso apparecchio, vedrebbe più probabile una vincita. Alcuni di loro sono incollati alle slot, altri preferiscono le "vlt", video lottery terminal, macchinette di nuova generazione che permettono di giocare a più giochi e che sono collegate sia a internet che tra di loro, in modo da poter giocare contro altri avversari, e nelle quali è possibile pagare anche con bancomat o carta di credito. Le slot, invece, accettano solo contanti, e alcune non hanno neanche la fessura per le monete, ma solo l'entrata per le banconote. Ma i cinque clienti presenti, in ogni caso, non sembrano essere minimamente interessati a piccole puntate: infilano una dietro l'altra banconote di taglio medio-alto, soprattutto da 50 euro. Le banconote spariscono nella slot e durano una manciata di secondi, senza regalare - nei casi osservati - alcuna vincita in cambio.

Continua a leggere ===> Mario: "Ho perso mezzo milione di euro nel gioco"

Dopo qualche minuto di osservazione decido di provare ad approcciare, con discrezione, uno dei giocatori, quello più anziano. Quando si rende conto che qualcuno gli sta parlando sembra quasi staccarsi da un mondo parallelo fatto di luci e suoni, per precipitare in una realtà forse troppo triste e difficile. L'uomo, che chiameremo Mario (nome di fantasia), nonostante tutto si mostra piuttosto disponibile a parlare, ma lo fa a bassa voce, cercando di non disturbare gli altri. "Quando ho iniziato? Non lo ricordo neanche più - racconta Mario alzando lo sguardo al cielo in cerca di ricordi - Per tutta la vita ho fatto l'imprenditore, avevo un'azienda piuttosto nota in città e gli affari andavano bene. Poi la crisi si è abbattuta anche su di noi, e da lì è stata tutta una discesa. I debiti aumentavano e non sapevo più come stare dietro a tutto. Un giorno ricordo che stavo tornando a casa da mia moglie e dai miei figli, ormai abituati a vedermi tornare ogni giorno triste e nervoso. Sulla strada mi sono imbattuto in una sala slot: pensa che prima di quel momento non avevo neanche mai acquistato un gratta e vinci. Ho pensato "una giocata non può certo uccidermi". E invece oggi, dopo non so quanti anni, sono ancora qui in cerca di una vincita che possa risollevarmi e ripagarmi delle giocate".

Provo a chiedere a Mario quanto pensa di aver perso nel gioco durante questi anni: "Non saprei proprio fare un calcolo e in un certo senso non voglio neanche farlo... perchè si parla di numeri altissimi, vergognosi", ammette il giocatore abbassando lo sguardo. Poi, però, cambia idea e cerca di quantificare le perdite degli ultimi anni. "Penso che la cifra si possa avvicinare anche al mezzo milione di euro - spiega Mario sconsolato, quasi incredulo delle sue stesse parole - Ho iniziato sperando di tornare dalla mia famiglia con un sorriso, finalmente, e invece com'è finita? Mia moglie mi ha lasciato e i miei figli hanno smesso di parlarmi. E la cosa brutta è che li capisco, io probabilmente avrei fatto lo stesso".

Mario sembra cosciente di avere un problema, così provo a chiedere se si sia mai rivolto a uno specialista o a uno dei tanti centri d'aiuto contro la ludopatia. "Ci ho provato più di una volta, ma il gioco d'azzardo è proprio come con la droga: cerchi di disintossicarti, ma il rischio di ricascarci è dietro l'angolo". La domanda sorge spontanea: dove può trovare i soldi per giocare un anziano pieno di debiti? A questa domanda Mario, contrariamente a quanto mostrato fin'ora, è molto restio a rispondere e resta sul vago: "I soldi si trovano sempre in qualche modo...".

Cerco di parlare anche con gli altri clienti, ma nessuno di loro sembra interessato a staccare lo sguardo dallo schermo. Così decido di fare una prova in una slot. Ne scelgo una a caso e punto il minimo - due euro - che naturalmente si dissolvono in una giocata di circa 3 secondi senza darmi alcuna vincita in cambio.  Ciò che più colpisce, però - e soprattutto spaventa - è che dopo una sola puntata la tentazione di riprovarci inizi già a farsi sentire. Quando ormai sto per uscire, Mario si accorge della mia giocata e mi si avvicina: sa che sono qui per lavoro, ma nonostante questo decide comunque di "avvisarmi" del pericolo in cui potrei incorrere. "Sei giovane, mi raccomando, tieniti alla larga da queste cose. Una volta che inizi, uscirne è impossibile".


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