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Antichi Chiostri Francescani "Cantar di Dante in ottava rima"

Sabato alle 21.30 negli Antichi Chiostri Francescani, nel cuore della zona del silenzio, si riuniscono per Cantar di Dante in ottava rima, accompagnati dal suono delle ciaramelle di Alessio di Fabio, due poeti estemporanei toscani (Marco Betti e Irene Marconi) e quattro laziali (Donato De Acutis, Pietro De Acutis, Giampiero Giamogante e Francesco Marconi). La pratica della poesia estemporanea in ottava rima in lingua italiana sopravvive oggi solamente in alcune aree della Toscana e del Lazio e a una piccola propaggine dell’Abruzzo. In queste aree persiste ancora l’abitudine di organizzare incontri poetici, e molto raramente gare, durante i quali i poeti improvvisano singolarmente o a contrasto su temi dati dagli organizzatori o dal pubblico.

Secondo le rigide regole dell’improvvisazione poetica in ottava rima, ciascun poeta deve cantare ottave di endecasillabi con la successione di rime propria dell’ottava toscana (ABABABCC), a cui si aggiunge l’obbligo dell’incatenatura: ogni primo verso di una strofa infatti deve riprendere la rima lasciata in chiusura dell’ottava precedente, sia che un unico poeta canti le ottave consecutivamente, sia che le ottave siano a contrasto. L’obbligo di rima viene meno solo nelle ottave di saluto che si cantano all’inizio e alla fine dell’incontro poetico. La serata prevede dunque l’alternarsi di contrasti tra due poeti e di temi svolti singolarmente, su argomenti proposti dal pubblico presente.

Nell’alto Lazio l’improvvisazione in ottava rima convive con altre forme di poesia estemporanea nella terza rima dantesca e in quartine (anch’esse di endecasillabi), queste ultime tuttavia accompagnate della zampogna a due canne melodiche ad ancia doppia nota come le ciarmelle di Amatrice o dall’organetto diatonico. Il canto a terzine e quartine è praticato specialmente nelle serenate e spesso l’improvvisazione in terza e in quarta rima costituisce una fase dell’apprendimento dell’aspirante poeta in ottava rima. Gli stessi cantori sono coscienti del rapporto con la terza rima dantesca e alcuni poeti dichiarano apertamente il debito con la lettura della Divina Commedia.

Protagonisti di Cantar di Dante in ottava rima sono poeti e suonatori provenienti delle aree in cui la poesia estemporanea in ottava rima è tuttora vitale. L’esibizione poetica è il frutto di una ricerca sul campo condotta nel 2014 da Cristina Ghirardini nell’ambito di un progetto dell’Università di Firenze coordinato dall’etnomusicolo Maurizio Agamennone.

Irene Marconi è di Massa Marittima (GR), area in cui l’ottava rima si è conservata anche grazie alla tradizione del cantar maggio, per la quale sono indispensabili tre figure che cantano in ottava rima: il poeta, che chiede il permesso di entrare, il corbellaio che canta un’ottava di ringraziamento per le offerte ricevute e l’alberaio che onora il simbolo della rinascita della vegetazione. A pochi chilometri da Massa Marittima si svolge in primavera uno dei più frequentati appuntamenti annuali: l’incontro di poesia estemporanea di Ribolla, organizzato dal Circolo culturale Sergio Lampis. Marco Betti viene dalla Valdarno, dove l’attività dei poeti estemporanei e l’abitudine di cantare storie in ottava rima (come la Pia de’ Tolomei) diffuse dai fogli volanti è stata ampiamente documentata soprattutto negli anni Sessanta e Settanta.

Donato De Acutis, Pietro De Acutis, Francesco Marconi, Giampiero Giamogante e Alessio Di Fabio provengono dai paesi della provincia di Rieti, come Bacugno e Cittareale, dove da qualche anno l’ottava rima e l’improvvisazione nella terzina dantesca e il complesso repertorio strumentale delle ciaramelle hanno ritrovato l’attenzione delle nuove generazioni. Sono infatti i giovani a spendersi in prima persona per organizzare serate di poesia e festival dedicati alla musica tradizionale, specialmente nei mesi estivi, quali l’incontro di poesia estemporanea in occasione della Festa del toro ossequioso a Bacugno (RI) e il Festival di canto a braccio di Borbona (RI).


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