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Carlo Cecchi alle prese con De Filippo: in scena "Dolore sotto chiave" e "Sik Sik"

Il 2022 della Stagione dei Teatri si apre con il ritorno a Ravenna di un grande artista della scena italiana, Carlo Cecchi, alle prese con Eduardo De Filippo. "Dolore sotto chiave" e "Sik Sik l’artefice magico": due piccoli gioielli dell’assurdo dal repertorio di Eduardo, interpretati magistralmente da uno dei più conturbanti attori del nostro tempo. Personaggi eternamente in bilico tra tragedia e commedia, realtà e illusione. 

Eduardo-Cecchi: un incontro tra due intelligenze severe, inflessibili e rivoluzionarie del palcoscenico, che hanno da sempre combattuto, dentro e fuori la scena, per un “teatro vivente”. E proprio con la compagnia di Eduardo De Filippo Carlo Cecchi ha iniziato a Napoli, nei primi anni ’60, la propria storia di attore, così come Angelica Ippolito, che lo affianca in scena in questi due atti unici. Spettacolo in scena da giovedì 20 a domenica 23 gennaio (inizio ore 21, domenica ore 15.30). Nel pomeriggio di sabato 22 gennaio, alle 18, Carlo Cecchi incontrerà il pubblico alla Sala Corelli dell’Alighieri in dialogo con Marco De Marinis.

Dolore sotto chiave nasce come radiodramma nel 1958, andato in onda l’anno successivo con Eduardo e la sorella Titina nel ruolo dei protagonisti, i fratelli Rocco e Lucia Capasso. Lucia, sorella di Rocco, per molti mesi nasconde al fratello – nel timore che questi possa compiere un atto inconsulto – l’avvenuta morte della moglie Elena e finge di occuparsi delle cure della donna, gravemente malata, finché Rocco stesso non scopre la menzogna e affronta con la sorella e i vicini il lutto e suoi stessi segreti. Con Dolore sotto chiave De Filippo torna a occuparsi del tema della morte, come aveva già fatto in tante sue opere, inscenando un gioco beffardo su suo senso, ridicolizzandola, esorcizzandola, perché è anch’essa parte delle nostre esistenze e cercare di negarla significa negare la vita stessa.

Sik-Sik l’artefice magico, atto unico scritto nel 1929, è uno dei capolavori del Novecento. «Come in un film di Chaplin – dice Carlo Cecchi – è un testo immediato, comprensibile da chiunque e nello stesso tempo raffinatissimo. L’uso che Eduardo fa del napoletano e il rapporto tra il napoletano e l’italiano trova qui l’equilibrio di una forma perfetta, quella, appunto, di un capolavoro». Sik-Sik (in napoletano, “sicco” significa secco, magro e, come racconta lo stesso Eduardo, si riferisce al suo fisico) è un illusionista maldestro e squattrinato che si esibisce in teatri di infimo ordine insieme con la moglie Giorgetta e Nicola, che gli fa da spalla. Una sera il compare non si presenta per tempo e Sik-Sik decide di sostituirlo con Rafele, uno sprovveduto capitato per caso a teatro. Con il ripresentarsi di Nicola poco prima dello spettacolo e con il litigio delle due “spalle” del mago, i numeri di prestigio finiranno in un disastro e l’esibizione si rivelerà tragica per il finto mago ma di esilarante comicità per il pubblico. Con più di 450 repliche solo a Napoli, lo spettacolo ebbe un successo enorme. Eduardo reinterpretò Sik-Sik alla fine della sua carriera; recitò per l’ultima volta al Teatro San Ferdinando di Napoli nell’aprile del 1979 e nel 1980, al Manzoni di Milano, affiancato dal figlio Luca e da Angelica Ippolito, si ritirò dalle scene dopo cinquant’anni di carriera.

Biglietti: Platea e palco I, II e III ordine intero 26 €, ridotto 22 €, under30 18 €, under20 9 €; Galleria e palco IV ordine intero 18 €, ridotto* 16 €, under30 11 €, under20 9 €; Loggione intero 7,50 €, under30 5,50 €; studenti Università di Ravenna 5 €.


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