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Faenza, al Masini il teatro delle Albe in "Il volo. La ballata dei picchettini"

In occasione del 30° anniversario della tragedia della Mecnavi (Ravenna, 1987), il Teatro Masini di Faenza ospita, giovedì 16 marzo alle ore 21, lo spettacolo-conferenza del Teatro delle Albe Il Volo. La ballata dei picchettini, co-prodotto da Ravenna Teatro e Ravenna Festival.
La pièce è appunto incentrata sulla tragedia della Mecnavi: un incendio sulla nave gasiera Elisabetta Montanari, ferma al porto di Ravenna per effettuare delle riparazioni, provocò la morte di tredici persone. Sul palcoscenico, il regista e co-autore Luigi Dadina e Tahar Lamri, nel ruolo di narratori, saranno accompagnati dalle musiche di Francesco Giampaoli e Diego Pasini (basso e percussioni) e dal canto rap di Lanfranco Moder Vicari. L’appuntamento al Teatro Masini sarà l’occasione per presentare al pubblico, al termine dello spettacolo e alla presenza dei rispettivi protagonisti, sia il disco Music from Il Volo – La ballata dei picchettini che il volume Racconti su un attore operaio. Luigi Dadina nel Teatro delle Albe, quest’ultimo discusso insieme al suo autore Michele Pascarella. 

LA TRAMA - La narrazione de Il Volo parte da Ravenna, investe due storie vere – di morti sul lavoro – avvenute a quarant’anni di distanza e si alterna alla musica dal vivo, articolandosi sui tempi ciclici e suggestivi della memoria, sollecitata da un fantasma che ritorna, quello di Domenico Mazzotti, morto sul lavoro nel marzo del 1947. Lui e la sua storia sono stati l’ispirazione primaria di questo lavoro. Una lapide posta sotto l’unica gru rimasta in piedi, alla vecchia darsena di Ravenna, lo ricorda.  “Questa lapide – racconta Luigi Dadina – ha iniziato a parlarmi, a dirmi che era giunto il momento di occuparsi di lavoro, di fabbriche, di incidenti, che ero io la persona giusta per farlo. La struttura dello spettacolo è quella di una conferenza, certo una conferenza sui generis, con tutti, attori e musicisti, dietro a un lungo tavolo, ognuno coi propri strumenti, ognuno col suo vero nome, ognuno un po’ sopra le righe. Si tratta di uno spettacolo complesso, che non c’entra col ‘teatro civile’”. 

Quarant’anni dopo la morte di Mazzotti, nel 1987, un’altra tragedia investe Ravenna, quella della Mecnavi, in cui morirono tredici operai-picchettini, soffocati all’interno della nave Elisabetta Montanari. Tutte vittime del lavoro, storie vere che convergono in una forma teatrale. Picchettino è una parola che si trova su pochi vocabolari; secondo l’INAIL si tratta della qualifica professionale classificata con il numero 709. Così inizia il libro di Rudi Ghedini, dedicato alla tragedia della Mecnavi. L’Elisabetta Montanari era una nave cisterna di fabbricazione norvegese adibita al trasporto di gas GPL, che da alcuni giorni era stata tirata in secco in un bacino di carenaggio del porto di Ravenna. Gli eventi agghiaccianti di quell’imbarcazione si condensano nello spazio dei doppifondi della nave, dove i picchettini lavorano usando palette, spazzole e raschietti, stracci. Nel soprastante cantiere, un carpentiere usa la fiamma ossidrica. Per fare in fretta, nessuno di loro è stato informato delle operazioni che avvengono in contemporanea. Tra i morti un cassintegrato, tre giovani al primo giorno di lavoro, un uomo al suo ultimo giorno di lavoro.

In scena, dunque, ci sono due narratori, Tahar Lamri e Luigi Dadina, uno scrittore algerino che vive a Ravenna da molti anni e un attore romagnolo. Nella vita sono nati a un giorno di distanza (rispettivamente il 24 e il 25 dicembre del 1958) e ora tengono, assieme ai tre musicisti, una “conferenza sul marzo”, mese che nell’antica tradizione babilonese era considerato quello delle catastrofi. 
“Ricorrenze, segni – spiega Dadina – come il numero tredici, che furono anche i morti di un’altra tragedia, nel 1990, l’elicottero dell’Eni. I segni rimbalzano. In questo viaggio Tahar mi fa da guida-suggeritore, e se all’inizio siamo apparentemente un po’ distanti, alla fine del percorso diventiamo praticamente un’unica persona, col tempo le differenze scompaiono, finiamo per essere un’unica voce”. 
Ma in scena ci sono anche Lanfranco “Moder” Vicari (1983) alla voce, Francesco Giampaoli (1970) a basso e percussioni e Diego Pasini (1985) al basso. Cinque artisti dunque, appartenenti a tre generazioni diverse, che fondendo i rispettivi linguaggi raccontano in questo spettacolo una storia reale di morti sul lavoro.

E la musica, evidentemente, è un elemento fondamentale all’interno dello spettacolo, frutto di un’attenzione viva e sempre curiosa di Dadina per il rap e la comunità dei musicisti. La presenza live in scena di Francesco Giampaoli, Diego Pasini e Lanfranco “Moder” Vicari risponde dunque a una precisa scelta di drammaturgia. Sono musicisti che operano in ambiti differenti, ma che hanno già collaborato positivamente tra loro, intrecciando differenti culture musicali, il rap, il blues, il jazz e il rock, creando nuovi e inaspettati paesaggi sonori. Nello spettacolo si alternano allora narrazioni e testi in musica, quasi in un contrappunto alla narrazione. 

IL DISCO - Non a caso dallo spettacolo è scaturito Music from Il Volo – La ballata dei picchettini, il disco uscito per Brutture Moderne che contiene le musiche e i versi rap composti, rispettivamente, da Giampaoli e Vicari. Le sonorità partono dal folk, dal blues e dal ritualismo delle musiche popolari legate alla terra e alle proprie radici. Si passa dalla solarità degli echi africani di Pensieri utili alla solennità del canto funebre di Calma piatta.

IL LIBRO - A uno dei protagonisti e autori de Il Volo, Luigi “Gigio” Dadina (tra i fondatori del Teatro delle Albe), è poi dedicato Racconti su un attore operaio. Luigi Dadina nel Teatro delle Albe, il libro che il critico e studioso di teatro Michele Pascarella ha appena pubblicato per i tipi di Titivillus.


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