Eventi

L'ammaliante voce di Marissa Nadler chiude la stagione dell'Hana-Bi

La magnetica cantautrice di Boston presenterà sotto la tettoia dell'Hana-Bi il sesto intenso capitolo della sua lunga carriera, “July”, il primo distribuito da Sacred Bones Records e Bella Union. Prodotto da Randall Dunn (Earth, Sunn O), Wolves In The Throne Room) e con la preziosa partecipazione di Eyvind Kang agli archi, Steve Moore al synth e Phil Wandscher alla chiarra, “July” rivela un artista in grande spolvero e ai vertici della sua ispirazione. Sul palco Marissa Nadler sarà affiancata dalla violoncellista e polistrumentista Janel Leppin. Si tratta dell'ultimo concerto della stagione 2014 di Hana-Bi

Cresciuta alla scuola di Joan Baez e Joni Mitchell, Marissa Nadler porta il folk a nuovi splendori, ricoprendolo con un velo di tristezza e d'inquietudine attraverso le funeste storie dei personaggi che prendono vita nelle sue canzoni. Creatrice di immagini fuori dal tempo e dallo spazio, soprano cristallino, al servizio di ballate romantiche e "invernali", la Nadler produce una musica senza epoca, che nell'attingere alla tradizione dei cantastorie degli Appalacchi ma anche al folk celtico e al fado portoghese, aggiunge una languida vena psichedelica. Dopo due dischi di culto su Eclipse – “Ballads of living and dying”, 2004, e “The saga of Mayflower May”, 2006 – la consacrazione arriva nel 2007 su Peacefrog (etichetta tra gli altri di Josè Gonzales) con “Songs III: Bird on the Water”, disco prodotto da (e suonato con) Greg Weeks degli Espers che ha permesso alla Nadler di ampliare i propri orizzonti e avvicinarsi a un pubblico più vasto.

L'album contiene anche la cover di “Famous Blue Raincoat” di Leonard Cohen. Fin dall'esordio, e si conferma anche in questo disco, Marissa predilige cimentarsi nella forma-ballata, meglio se spettrale e gotica. Col tempo abbandona in parte il folk per approdare alla dimensione dream pop. Questa tendenza è confermata dal quarto disco, “Little Hells” (Kemado Records, 2009). Nel giugno 2011 torna con un disco autoprodotto e in gran parte finanziato dai propri fan. Si tratta dell’eponimo “Marissa Nadler”, in cui abbandona il suo consueto fingerstyle per accostarsi a un country pop più esplicito. In “The Sister” (2012) torna al suo stile più consueto, meno sintetico e più melodioso. Questo disco è prodotto da Brian McTear. www.marissanadler.com


Si parla di