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I“ritratti del Covid” diventano una mostra fotografica per ricordare i giorni dell'emergenza

Viene inaugurata martedì 1 settembre alle ore 18 a Ravenna presso Palazzo Rasponi dalle Teste in piazza Kennedy, la mostra “Data mi fu Soave Medicina. Covid -19 Ravenna: l'ospedale, la città, le persone nei giorni dell'emergenza”. Si tratta della esposizione di immagini realizzate dal fotografo ravennate Giampiero Corelli nei giorni più bui della recente pandemia, che sono anche “diventate” una pubblicazione, con l’omonimo titolo. All'apertura della mostra, oltre all'artista, interverranno una rappresentanza della Direzione Generale dell’Ausl Romagna e dell'Amministrazione comunale di Ravenna, con la partecipazione speciale dell'attore Giuseppe Giacobazzi.

Quarantacinque immagini inedite in bianco e nero per un reportage di volti, situazioni, paure e speranze; ma anche un significativo omaggio al personale sanitario che in quel periodo difficile si è distinto in maniera illuminante nell’assistenza al prossimo. Il periodo della quarantena visto dall'interno dei reparti più attivi nella lotta alla malattia, ma anche le ansie tangibili di una città desolatamente vuota, rivivono nelle fotografie di Corelli assieme ai tanti ritratti; che come luminose fonti di speranza rappresentano la comunità ravennate. La mostra riprende dunque una parte, significativa, delle 200 immagini presenti nel libro, recentemente pubblicato da Danilo Montanari Editore e che contiene preziose testimonianze, come ad esempio quelle scritte da Eugenio Baroncelli, il sindaco Michele de Pascale, Ermanna Montanari e Marco Martinelli, Michele Smargiassi, Nevio Spadoni e il direttore medico del presidio ospedaliero Paolo Tarlazzi.

Contestualmente a “Data mi fu Soave Medicina...” le sale di Palazzo Rasponi ospitano “Siamo tutti italiani/ Mascherine tricolore”: un progetto nato dalla stilista Cristina Rocca anch’esso in collaborazione col fotografo Giampiero Corelli, che ha documentato, nella Ravenna semideserta dei giorni più bui della pandemia, l'incontro in vari punti della città con uomini, donne, sanitari, italiani e non, raccolti e uniti come una vera comunità solidale, indossando la “mascherina tricolore” creata nei laboratori di Cristina Rocca. Gli stessi che abitualmente realizzano preziosi abiti di alta moda.


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