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La maratona ‘elettrica’ del Festival continua con “Reich & Beyond”

Continua la “maratona elettrica” di Ravenna Festival e, muovendo verso l’acme del grande affresco corale delle 100 chitarre, propone al pubblico ancora un appuntamento sul palcoscenico sulfureo delle Arteficerie Almagià, dando spazio giovedì 21 giugno, alle 21.30, a un nutrito ensemble di musicisti: tanti chitarristi si ma anche un eccellente manipolo di tastiere e percussioni, ovvero il dinamico Ensemble del Parco della Musica Contemporanea (PMCE) diretto e coordinato da Tonino Battista, a cui si unisce un gruppo di valenti e giovani chitarristi selezionati per l’esercito sonoro delle 100 chitarre.

Già il titolo, “Reich & Beyond”, esprime l’orizzonte della serata: un concerto attraversato da quelle “contaminazioni” che sono l’anima di questo straordinario strumento, capace di esprimere le più autentiche istanze del rock, del punk e dell’universo pop senza dimenticare il jazz, ma al tempo stesso di attirare l’attenzione del mondo della musica cosiddetta 'colta', laddove essa si traduce in instancabile volontà di sperimentazione e di ricerca, in spinta ad annullare i confini tra i generi mettendo in discussione facili classificazioni. E allora, ecco un palinsesto di musiche che ruotano intorno a uno dei “padri” del minimalismo, appunto Steve Reich, e al suo fortunato incontro con la chitarra elettrica, che ha portato a composizioni come Electric Counterpoint, il suo brano per ensemble di chitarre elettriche più famoso, scritto nel 1987 e registrato originariamente nientemeno che da Pat Metheny. Un quarto d’ora di “contrappunto elettrico”, articolato in tre movimenti (veloce, lento, veloce) da eseguire senza soluzione di continuità, e affidato a un unico interprete, chiamato a preregistrare fino a 10 linee di chitarra, più 2 di basso elettrico, poi a eseguire dal vivo sopra al nastro l’undicesima parte – un brano che però qui viene “svolto” da un vero e proprio ensemble di chitarre e bassi. Dal tema derivante dalle suggestioni di una musica centrafricana del primo tempo, a un nuovo tema che si costruisce lentamente in canone nel secondo tempo, fino ai sempre più accelerati cambi ritmici e tonali del tempo di chiusura, in un’architettura che può apparire complicata, ma che coinvolgere l’ascoltatore con l’inarrivabile leggerezza del ritmo.

Ma ad aprire la serata sarà Luca Nostro, artista sempre in bilico tra l’improvvisazione jazz, il pop più sofisticato e il rigore del classico contemporaneo, chiamato a interpretare come solista Electric Guitar Phase, versione chitarristica appunto di una delle prime rivoluzionarie composizioni di Reich (parliamo del 1967): Violin Phase, imitando le imprecisioni delle sovrapposizioni sfasate di nastri preregistrati, riesce a creare matrici ritmiche complesse e sempre mutevoli. E nella rivisitazione per chitarra elettrica assume un carattere molto più determinato e aggressivo. Un brano, inoltre, che come ricorda lo stesso Luca Nostro “testimonia la grande fascinazione che l’Africa ha esercitato sul compositore americano: diverse linee di chitarre che a tratti vanno in phasing tra loro, creando una sorta di sfarfallio, che è una delle caratteristiche della musica di quel continente”. 

Biglietto (posto unico non numerato): 12 euro (10 ridotto).
'I giovani al festival’: fino a 18 anni e universitari, 5 euro


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