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In mostra la personale di Mario Guandalini: un viaggio nell’arte lungo quasi un secolo

Il Museo della Vita Contadina di San Pancrazio rende omaggio ai sogni pittorici dell’artista Mario Guandalini con una mostra dal titolo “Un viaggio nell’arte lungo quasi un secolo”, che sarà inaugurata il 1° ottobre, alle ore 10,00 per celebrare il suo ingresso nel 100mo anno, perché il 28 ottobre prossimo l’artista compirà 99 anni. Ma perché una mostra? Ce lo raccontano i curatori: il figlio Stefano, che vive a Chicago (USA) e Professore Emerito di Pediatria all'Università di Chicago e Patrizia Poggi, promotrice di Arte e Cultura: «Giunto a 98 anni, timidamente si lascia uscire un “Mi piacerebbe fare una mostra”. E pensare che lungo tutti questi anni aveva esposto i suoi quadri solo due volte: a 24 anni, nel 1947 a Roma, al Palazzo delle Esposizioni, nella Rassegna Nazionale di Arti Figurative e nel 1968 a Messina, al salone del Palazzo della Provincia. Il suo rinnovato interesse a più di 50 anni dall’ultima esposizione ha subito innescato il desiderio di accontentarlo. Manco a dirsi, poco dopo Mario ha titubato, ritraendosi e cercando di smontare il nostro zelo, quasi dispiaciuto di creare un onere o addirittura un fastidio. Ma abbiamo proseguito imperterriti, anzi sempre più convinti che esporre le sue opere, tra quadri, fotografie, icone, disegni fosse il giusto riconoscimento ad un artista rimasto sconosciuto ai più per... i suoi primi 99 anni ». Mario Guandalini nasce a Reggio Emilia nel 1923; dopo aver trascorso l’infanzia a Modena, terra paterna di origine, si trasferisce coi genitori dapprima a Bari e poi, quindicenne, a Roma.

Per oltre trent’anni è stato dirigente dell’ E.N.P.I. (Ente Nazionale Prevenzione Infortuni), dedicandosi anche all’attività sindacale, di cui ha ricoperto la carica di segretario nazionale del Sindacato ENPI/CISL. Nel 1970 viene a Ravenna a dirigere l’ENPI e qui si stabilirà definitivamente. Ma non ha mai tralasciato l’amore per la pittura, specchio della sua interiorità, fatta di spiritualità e di legami indissolubili con la terra e le persone che la vivono. Mario dipinge, disegna, scolpisce, assembla, si muove dalla xilografia all’incisione, dalla serigrafia alla litografia; fa bassorilievi, icone, fotografie, scrive poesie. Racconta e cita la vita, il sacro, il dramma, l’universo, l’uomo, l’amore, il mondo, la storia e la citazione diventa il vestito di un potere che nutre la sua creatività, carica di segni e colori, di febbre umana e sensuale, di memoria dipanata come una matassa. Che “stile” gli si può attribuire? Il suo stile pittorico è personalissimo e sfugge alle definizioni. I toni e la materia, i colori netti e decisi delle sue opere sono di forte impatto emotivo. Tutte le immagini e le figure sono essenzializzate, senza cadere nell’ astrattismo. E questa essenzializzazione dà forza a un segno che racchiude le figurazioni, è un segno–tratto che è pittura, che contorna, dimensiona e caratterizza quasi un secolo di vita vissuta, ma anche la fine di un’epoca, i cosiddetti tempi di “La Malora” di Beppe Fenoglio, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. Un’epoca unica e irripetibile, con tanti protagonisti, che ha cambiato la composizione sociale di una terra di contadini poveri.

Nel complesso periodo storico che stiamo vivendo, in un mondo sconquassato dalla pandemia, dalle guerre, in un clima di destrutturazione, incertezza e sconforto, la mostra personale di Mario Guandalini, prezioso patriarca di un viaggio quasi centenario, offre degli spunti per far riflettere l’intera comunità a cui apparteniamo. Persone, luoghi, memorie, emozioni speciali a cui fare ritorno dopo ogni viaggio, dove il senso di appartenenza è da condividere per contenere l’individualità. La mostra non è solo un regalo di compleanno, ma anche l’occasione per il Museo di esporre i patrimoni custoditi dalla comunità: tradizioni, territorio, cultura, bellezza, creatività e innovazione, il “savoir-vivre” del Bel Paese che abita nei piccoli borghi. 


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