Politica

Mingozzi a sostegno delle imprese oil ad gas: "A Ravenna troppo incerta la difesa"

"Anche in Comune abbiamo il dovere di accelerare e approvare finalmente la convenzione con Eni che da troppo tempo è ferma in Commissione impedendo così di dare avvio a quella sperimentazione circa la reiniezione di acqua nell'attività di Angela Angelina", sostiene il vicesindaco

"Sono pienamente d'accordo - dichiara il vicesindaco di Ravenna Giannantonio Mingozzi - con Franco Nanni, coordinatore delle aziende off shore di Ravenna, quando afferma che il settore sta rischiando il blocco totale delle attività e una penalizzazione pesantissima sul fronte occupazionale; stiamo parlando di una serie di imprese determinanti per l'andamento dell'economia ravennate e, al di là delle posizioni assunte dalla Regione, che ha detto no al referendum, e dalle istituzioni locali d'accordo nel sostenere un insieme tecnologicamente molto avanzato, c'è da registrare però troppa tiepidezza nel chiedere al governo Renzi di adottare misure più decise".

"Anche in Comune abbiamo il dovere di accelerare e approvare finalmente la convenzione con Eni che da troppo tempo è ferma in Commissione impedendo così di dare avvio a quella sperimentazione circa la reiniezione di acqua nell'attività di Angela Angelina. Se impediamo miglioramenti nella ricerca scientifica e il mantenimento integrale del polo estrattivo, con la relativa situazione occupazionale, non andiamo incontro alle esigenze di sviluppo che garantiscono lavoro a più di 3000 dipendenti. Questa eccellenza ravennate deve trovare nel governo maggiore attenzione e gli operatori del settore, che domani si ritroveranno in una riunione alla Camera di Commercio, debbono sentire molto più attiva la solidarietà delle istituzioni e del mondo politico", prosegue il vicesindaco.

"Mi auguro almeno che gli si possa dire che siamo al termine di una lunga discussione sull'accordo sperimentale tra Eni, Comune e Regione e che faremo di tutto perché non si paralizzi l'attività in Adriatico impedendo nuovi investimenti e, soprattutto, consentendo ai paesi dell'altra sponda dell'Adriatico di sostituire l'Italia nell'emungimento delle risorse", conclude.


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