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Piazza Kennedy, il caso in consiglio comunale: "I negozianti hanno subìto i lavori. Ma la progettazione c'è stata"

I lavori intanto proseguono con l'intervento di rifacimento del manto stradale del tratto di via D'Azeglio tra via Gioacchino Rasponi e via Luca Longhi, dalle 9 di venerdì alle 6 di sabato.

Le attività commerciali vicine a piazza Kennedy a Ravenna "hanno subito danni dal cantiere, ma non c'è stata mancanza di progettazione". E' quanto ha affermato l'assessore ai Lavori pubblici, Roberto Fagnani, rispondendo giovedì pomeriggio in Consiglio comunale ad un question time dei consiglieri Massimiliano Alberghini, indipendente, e Samantha Gardin della Lega Nord, sui lavori di riqualificazione e scavo nell'area. Fagnani ha chiarito da un lato che "uno scavo sopra i quattro metri interesserebbe tutta la piazza", creando possibili danni sui fabbricati adiacenti. Dall'altro, che "Piazza Kennedy è fittamente insediata dall'età romana in avanti e oggi sappiamo esattamente dove si trova la chiesa di Sant'Agnese". I finanziamenti europei, ha aggiunto, vengono dirottati su "patrimoni artistici più rilevanti", mentre il costo dell'intervento supera gli 1,3 milioni di euro. La scelta della Società cooperativa archeologica di Firenze è stata fatta, conclude, tra sette ditte in base all'offerta più conveniente. I lavori intanto proseguono con l'intervento di rifacimento del manto stradale del tratto di via D'Azeglio tra via Gioacchino Rasponi e via Luca Longhi, dalle 9 di venerdì alle 6 di sabato. (fonte Dire)

ALBERGHINI - Commenta Alberghini: "Era noto da sempre che sotto Piazza Kennedy ci fossero i resti di S.Agnese e altri reperti archeologici. Sono stati spesi 1.375.000 euro per sventrare una Piazza e poi richiuderla senza avere neppure un progetto di destinazione chiaro e preciso. Nel momento in cui si è deciso di procedere con gli scavi e ben sapendo a cosa si sarebbe andato incontro, occorreva una pianificazione precisa e la consapevolezza degli enormi disagi e danni economici alle attività  che questo avrebbe comportato. Prima di chiudere l’area  occorreva identificare con precisione un piano alternativo per il traffico e la fruibilità di quella zona del centro, una  pianificazione precisa sulla destinazione e l’utilizzo finale della Piazza e programmare i lavori al fine di garantire tempi brevi e certi".

"Si poteva decidere di scavare per riportare alla luce i reperti e valorizzare l’area facendone un sito archeologico. Se questo era l’intendimento, diversa doveva essere la  progettazione strategica - prosegue il consigliere comunale -. Oppure si poteva decidere di chiudere la Piazza al traffico senza scavare, con tempi pertanto molto brevi e una pianificazione effettuata a priori. Né una cosa né l’altra. Sono stati spesi 1.375.000 euro  per aprire e chiudere una Piazza, con tempi biblici e con il risultato di inginocchiare le già traballanti attività economiche con danni irreparabili. Lo sgravio per la tassazione  indiretta accordato alle attività interessate è sicuramente buona cosa, ma sono ben piu’ gravi i danni subiti. Quando un’attività chiude difficilmente riapre. E ad oggi abbiamo un’area che non è un sito archeologico e neppure una Piazza".


 


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