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RavennAntica, l'assessore risponde alle proteste: "In 15 anni tanti restauri importanti"

Dopo le proteste della lista La Pigna, che ha contestato alla presidente di RavennAntica Elsa Signorino di aver creato una società "inutile per dar lavoro ai propri cortigiani", l'assessore risponde per far luce sulla situazione

Dopo le proteste della lista La Pigna, che tramite la coordinatrice Veronica Verlicchi ha contestato all'assessore alla cultura Elsa Signorino (presidente della fondazione RavennAntica) di aver creato una società "ad hoc, inutile e costosa, per dar lavoro ai propri cortigiani" chiedendo spiegazioni sulla società RavennAntica (nata nel 2010 e ora in liquidazione con perdite), l'assessore risponde per far luce sulla situazione.

"La fondazione RavennAntica, nel pieno rispetto del proprio statuto, stabilendo che tutte le cariche sociali venissero esercitate a titolo gratuito, nel 2010 ha costituito una società a responsabilità limitata - RavennAntica Srl - allo scopo di partecipare a un bando di gara pubblicato dal MiBact finalizzato alla gestione dei servizi aggiuntivi nei monumenti statali ravennati, tra i quali Sant’Apollinare in Classe. RavennAntica Srl ha partecipato come capofila di un raggruppamento di imprese che annoverava al suo interno le maggiori società nel campo dell’editoria e della gestione di servizi museali, come Skira e Sycomor, gestore di servizi anche per i musei del Bardo, Venaria Reale, e Versailles. Purtroppo non sempre nelle gare la qualità paga e il raggruppamento non si aggiudicò l’appalto. A fronte di tale esito la fondazione decise per un diverso utilizzo dell’Srl, sempre nell’ambito del suo oggetto sociale. Nel 2008 la fondazione aveva realizzato in Siria un importante progetto di restauro e formazione di restauratori per conto del Ministero degli affari esteri, progetto condiviso con soprintendenze, Università di Bologna e Opificio delle pietre dure, culminato con la visita del presidente Napolitano a Damasco. A seguito del buon esito di quel progetto la fondazione aveva avviato rapporti in fase di avanzata definizione con Paesi del Mediterraneo come Tunisia e Libia. A tal fine la fondazione decise di indirizzare questa attività di restauro del mosaico antico alla srl, con l’obiettivo di acquisire nuovi appalti, nella duplice intenzione di portare la competenza di Ravenna nel mondo e di realizzare proventi da reinvestire nella fondazione stessa. Purtroppo questo percorso è stato interrotto per via dei noti drammatici eventi che hanno reso impraticabile ogni aspettativa di realizzazione. Tuttavia fino al 2014 si è cercato di superare la congiuntura, riuscendo anche a realizzare alcuni prestigiosi progetti in Francia, che però hanno avuto tempi di realizzazione più lunghi del previsto e non sono stati sufficienti a mantenere gli equilibri di bilancio. La mancanza di concrete prospettive ha quindi indotto la fondazione a concludere l’esperienza societaria, ereditandone le attività residue, che comprendevano anche crediti per un valore di circa 20mila euro e il subentro nei lavori in corso per un valore di circa 50mila euro. Nonché attraverso l’acquisto - per soli 1000 euro - dell’attestazione SOA (attestato di qualificazione professionale) necessaria per proseguire in proprio i lavori. Nessun debito è stato ripianato alla ditta Prp di Paola Perpignani. Tutti gli atti relativi all’srl sono stati costante oggetto di confronto, approvazione e verifica nel consiglio di amministrazione della fondazione".

"Per quanto riguarda i laboratori di restauro e l’assetto strumentale della srl - continua l'assessore - si sottolinea che la fondazione RavennAntica ha proceduto in data 10 luglio 2009 alla promulgazione di un avviso pubblico, uscito sulla gazzetta ufficiale e sulle maggiori testate nazionali e locali, con il quale sono stati selezionati il responsabile del laboratorio, i restauratori e le aziende disponibili a partnership con la srl, nonché eventualmente interessate alla cessione della Soa. Preme peraltro sottolineare che la selezione, condotta in ragione di stringenti requisiti di professionalità, è stata effettuata da una commissione formata dal direttore di RavennAntica, un professore dell’Università di Bologna e un restauratore esperto della soprintendenza ai beni archeologici dell’Emilia Romagna.
L’esistenza del laboratorio di restauro all’interno della fondazione è in tutto analogo a quanto accade nei maggiori musei del mondo (come Venaria e Musei Vaticani) ed è strettamente funzionale alla gestione delle attività di istituto della fondazione (museo, area archeologica, sale espositive). Nel caso specifico tale istituzione è frutto di un’intesa sottoscritta con Università di Bologna e soprintendenza già nel 2008".

Conclude Signorino: "La fondazione RavennAntica in quindici anni di attività ha restituito al pubblico siti altrimenti indisponibili, come la Domus dei Tappeti di Pietra, il complesso di San Nicolò - museo Tamo, la cripta Rasponi e l’antico porto, e sta procedendo all’ultimazione del museo di Classe. Ha realizzato in collaborazione con soprintendenze e università importanti attività di scavo, studio e ricerca, allestito sette mostre temporanee di rilievo nazionale, progettato attività laboratoriali per i più piccoli ed oggi ha nei suoi siti oltre 150mila visitatori all’anno, con introiti da biglietteria e bookshop pari a circa 450mila euro. Con i suoi giovani ed esperti quaranta collaboratori é una realtà di tutto rilievo che non merita di essere coinvolta in polemiche politiche di piccolo cabotaggio".

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Poco dopo la replica della Signorino, il movimento La Pigna ha risposto all'assessore. "La replica del trio Signorino-Gualtieri-Fioravanti è davvero inquietante. Comunicano ai  ravennati che hanno fatto deliberare al consiglio di amministrazione della fondazione RavennaAntica la costituzione di una srl con lo scopo di partecipare a una gara d’appalto, persa miseramente. Un qualsiasi amministratore capace avrebbe invece optato per un'associazione temporanea di imprese, da costituirsi una volta aggiudicato l'appalto. Ma d'altra parte, a differenza delle aziende private, a pagare i costi - e in questo caso anche le perdite - ci pensa il comune (leggasi i cittadini) e non certo i tre con le loro tasche. Amettono, addirittura, che hanno tenuto in vita la società RavennAntica srl per reperire lavori di restauro antico in paesi come Libia e Tunisia, quando questi erano, peraltro, in piena guerra civile. Una mossa imprenditoriale  davvero ineccepibile. Non paghi, poi, nonostante le continue perdite, decidono di tenere in vita la società con la speranza - e quindi non con la certezza - di acquisire una commessa in Francia. Progetto che, alla fine dei conti,  non ha garantito l’equilibrio di bilancio, per loro stessa ammissione".

"Al di là delle loro giustificazioni - insiste la coordinatrice Verlicchi - rimane il fatto che la RavennAntica srl, di cui Elsa Signorino era presidente, Gualtieri vice presidente e Fioravanti Consigliere, ed ora liquidatore, ha maturato perdite per oltre 170.000 euro di cui si è fatta interamente carico la fondazione RavennaAntica anche per volontà dei tre sopracitati. Gioverà ricordare, anche ai tre, che la fondazione riceve cospicue contribuzioni annuali dal coomune di Ravenna e dalla fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Quindi  é lecito dedurre che buona parte dei soldi ricevuti dal comune siano serviti a ripianare le perdite dovute ad una gestione a dir poco criticabile. A quanto pare, per i tre soggetti in questione non vale la regola che chi sbaglia paga".

"Ecco perché la nostra denuncia non si fermerà qui - conclude Verlicchi - I responsabili devono andarsene a casa, e se avessero solo un minimo di dignità rassegnerebbero le dimissioni. Utilizzare i soldi dei ravennati per i propri fallimenti gestionali è da irresponsabili".


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