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Il lavoro: un'avventura per sè, promosso dalla Associazione Amici di Enzo e dal Centro Culturale Pier Giorgio Frassati

"Il lavoro: un'avventura per sè" é il titolo dell'incontro che si é svolto Venerdì alle 16 nella prestigiosa sede di Confindustria di Ravenna; promosso dalla Associazione Amici di Enzo e dal Centro Culturale Pier Giorgio Frassati , ha raccolto un pubblico giovane , attento e numeroso. Il disamore generale al lavoro -  scriveva nel 1910 Péguy- é la tara più profonda, la tara fondamentale dell’uomo moderno. Solo qualche anno prima Il pittore francese J. F. Millet aveva fatto del lavoro il tema preferito della sua opera, nella quale sembra esplodere una straordinaria simpatia per la fatica quotidiana degli uomini. Ma perché parlare di lavoro in un momento così difficile per chi lo cerca e per chi, avendone uno, vorrebbe lasciarlo per andare a riposo? Forse la ragione che ha spinto gli organizzatori dell'iniziativa ( un gruppo di giovani che vi lavora da un anno,nel tentativo di mettersi insieme per uscire dalla palude della crisi invece di piangersi addosso)va cercata nella crisi che ha investito l'idea stessa di lavoro, sentito come "condanna" e non come "strumento di realizzazione di sé" . Sono le parole introduttive  di Davide Cortesi , quando annuncia la presa di coscienza di questo importante problema, attraverso una riflessione partita circa un anno fa e che ha portato all'incontro con il presidente di Confindustria, Guido Ottolenghi, un importante rappresentante della societá lavorativa, di grande disponibilitá ad approfondire il tema su un piano culturale più ampio. Lo si é compreso subito dai saluti introduttivi del manager ravennate ,colpito dal "lato umano offerto dai quadri di Millet" e sostenendo , dopo una preziosa carrellata culturale sul concetto di lavoro nella storia, che" il lavoro esalta le qualitá migliori dell'uomo".

La parola passa a Filippo Emiliani ,giovane insegnante di scienze motorie, che racconta la commovente esperienza della "scuola in bottega"a Ravenna (nata dall'incontro con Daniele Nembrini, founder fondazione Ikaros di Bergamo),attraverso il rapporto scuola-azienda per immettere nel mondo del lavoro durante l'orario scolastico, giovani (diventati per lui una "risorsa" e non un "problema") a rischio dispersione scolastica. Per Daniele Nembrini " il disamore al lavoro nasce dalla disaffezione a sè e da una profonda crisi del rapporto con la realtá", per questo "é necessario mettere le mani in pasta" per acquisire la certezza necessaria al rischio in ogni ambito. Chiude Mariella Carlotti ,docente e curatrice di una mostra su Millet ,facendo scorrere sullo schermo i più bei quadri dell'artista francese ( il Seminatore, l'Angelus,la Lattaia , la Spigolatrice,la Tosatura) vissuto a cavallo di un'epoca  rivoluzionaria, come il 1848,anno della pubblicazione del Manifesto di K. Marx e delle rivoluzioni in Europa, la stessa culla che ha dato i natali a una certa idea di uomo,di amore,di societá, di lavoro , conquistando il mondo.La stessa idea di lavoro che troviamo negli uomini e soprattutto nelle donne-madri,che hanno svelato la natura ultima del lavoro , attraverso la carità, perché senza caritá non c'é lavoro.