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Migranti, D'Angelo (OraxRa): "Per un progetto di integrazione dobbiamo prima scardinare l'indifferenza"

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 18 Dicembre quale “Giornata Mondiale dei Migranti”. Ovvero l’adozione della Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. In Italia si calcola che il numero di immigrati regolarmente presenti si aggiri tra i 4.800.000 e i 6.000.000 (dal rapporto di Caritas) con un’incidenza del 8,7% sulla popolazione complessiva. Questo dato  percepito come problema dominante spesso rischia di favorire comportamenti discriminanti e irragionevoli da parte di molti. La parola d’ordine per evitare tutto ciò è: inclusione e integrazione sociale. 

Per poter attivare progetti sempre più inclusivi e attenti al tema dei migranti appare inevitabile concentrare gli sforzi sulle politiche del lavoro, sul welfare oltre che a quelle dei servizi sociali e alla persona. Ora per Ravenna ritiene che il lavoro sia un aspetto fondamentale dell’integrazione sociale per vari motivi: non solo perché dà la possibilità di vivere dignitosamente, ma anche perché è un fattore cruciale per la costruzione dell’identità personale; con il lavoro si costruiscono le basi per una integrazione civica e responsabile nei luoghi di residenza. Esso è alla base di un sistema di rapporti capace di legare intensamente gli individui fra loro e con la società nel suo insieme. Il lavoro inoltre  è anche il requisito che consente alla gran parte degli immigrati di risiedere legalmente nel nostro paese: una condizione di disoccupazione, anche temporanea, comporta il rischio di un passaggio ad una situazione di marginalità, se non di illegalità accentuando così il processo di discriminazione e isolamento. A livello aggregato, il tasso di disoccupati si può quindi considerare un indicatore a polarità negativa del concetto di integrazione: nelle comunità in cui tale tasso è più elevato il livello di integrazione si può giudicare minore. Va da se’ che gli immigrati sono tanto più integrati quanto più costituiscono una parte funzionale del sistema economico della città. 

Spesso inoltre  dimentichiamo  come il contributo lavorativo degli immigrati sia ormai indispensabile nella struttura del nostro mercato del lavoro, (in primis per quelle attività da tempo da troppi abbandonate perché ritenute poco decorose) per il quale non è realisticamente immaginabile un futuro senza queste nuove risorse venute da lontano, le quali, d’altra parte, sono spesso sfruttate anche nella nostra città da famiglie ed aziende attraverso il fenomeno del lavoro in nero, discriminate per la loro provenienza e vittime di pregiudizi. 

A nostro avviso, nel nostro paese e nella nostra Ravenna, risulta quanto mai urgente e necessaria, specie in questo drammatico periodo di pandemia, l’adozione di chiare scelte politiche che considerino sia l’aspetto della convivenza civile che efficaci interventi strutturali, basati su politiche di welfare e lavoro, famiglia e formazione che permettano una reale inclusione sociale di tutti i lavoratori a cominciare proprio dai migranti presenti sul territorio e un miglioramento della qualità della vita. Attivare uno specifico sportello informativo dedicato, potenziare una sistema ricettivo e abitativo per reperire informazioni e migliorare valorizzandolo, il sistema della mediazione culturale implementando e incentivando la presenza attiva e partecipativa nei progetti inclusivi nelle scuole dell’obbligo di primo e secondo grado. Assicurare progetti scolastici per l’alfabetizzazione immediata e continua dei migranti adulti e per contrastare l’abbandono scolastico dei giovani figli. Occorre ricordare ad esempio, che con l’adozione della didattica a distanza sono proprio i giovani studenti stranieri, che per questioni economiche e sociali subiscono i maggiori disagi. 

Ma per fare tutto questo occorre considerare l’integrazione come uno scambio reciproco di “esperienza umana e culturale”, dalla quale emerga una prospettiva più ampia e matura di un inserimento dell’immigrato nella nuova struttura sociale e civica come una parte vitale e funzionale che arricchisce l’insieme della città, evitando il marginalizzare in quartieri le loro residenze o attività, ma prevedendo con piano specifico della città, un generale coinvolgimento delle attività artigianali o commerciali dislocate sull’intero territorio. 

 Ma se davvero vogliamo sperimentare un progetto inclusivo per l’integrazione anche nella nostra città di Ravenna dobbiamo scardinare innanzitutto il concetto della “Globalizzazione dell’Indifferenza” e attivare un processo di non discriminazione e di inclusione delle differenze, nel costante e quotidiano tentativo di tenere insieme principi universali e particolarismi, che prevenga situazioni di emarginazione, frammentazione e ghettizzazione che minacciano l’equilibrio e la coesione sociale e affermi principi universali come il valore della vita umana, della dignità della persona, sui quali non si possono concedere deroghe, neppure in nome del valore della differenza.

Giancarlo D’Angelo - Ora x Ravenna


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