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"Nebbia attorno a Ravenna Holding": i dubbi di Ravenna in Comune

Nel consiglio comunale di martedì si è votato il budget “Ravenna Holding” per il 2019 assieme ai budget di Ravenna Acque, Ravenna Farmacie, Ravenna Entrate. La gestione di gran parte di quelli che devono essere servizi puramente pubblici attraverso una holding non ci ha mai convinto. La holding opera praticamente come soggetto privato che segue le logiche di mercato, invece che mettere al centro il servizio pubblico ai cittadini. È il budget che ratifica la possibile nuova vendita di tre milioni di azioni Hera (pur rimanendo naturalmente all’interno del patto di sindacato) su cui abbiamo espresso sempre la nostra contrarietà. C’è poi un’altra difficoltà all’interno del budget: esso dovrebbe contenere all’interno il budget almeno delle 8 partecipate, mentre invece non sono presenti i budget 2019 di Azimut, Start Romagna e Sapir. Queste tre partecipate rappresentano ben il 14% del valore di bilancio totale della holding. Da sempre abbiamo chiesto maggiore chiarezza e trasparenza nelle scelte di indirizzo e questa mancanza è grave, soprattutto per il fatto che non sia presente alcuna nota di budget di Sapir, soggetto estremamente importante nell’economia del nostro porto. In replica il dirigente ha confermato che i budget delle tre partecipate sono arrivati in ritardo e non sono finite nella delibera, confermandone l’esistenza e il fatto che il consiglio comunale non le discuterà. Un altro esempio che dimostra una volta di più come questo sistema non permetta la possibilità di discussione in consiglio comunale delle linee di indirizzo di alcune partecipate. Ravenna Acque presenta, inoltre, politiche in linea con le precedenti e abbiamo sottolineato come non si sia nemmeno raggiunto l’obiettivo prefissato del piano di efficientamento energetico (quello che dovrebbe avvicinare sempre più all’autosufficienza energetica) arrivando a un indice di dipendenza di 0,69, ben lontano dallo 0,6 prefissato. Su Ravenna Farmacie il dibattito si pone sempre sul livello di concorrenza di mercato nei confronti degli altri punti di vendita (spesso nei grandi centri commerciali che proliferano, come non mai, in città). Abbiamo sottolineato come il punto centrale non può essere quello, ma deve essere il servizio al cittadino e un budget di rilancio dovrebbe prevedere una serie di tentativi volti ad ampliare i servizi e non, come accade ogni volta, sottolineare le difficoltà per la presenza di strutture di vendita private.

Massimo Manzoli, Ravenna in Comune


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